Covid, sale la fiducia degli italiani nel Servizio Sanitario Nazionale

Covid, sale la fiducia degli italiani nel Servizio Sanitario Nazionale

24 Settembre 2021 0 Di La Redazione

Con la pandemia è cresciuta la fiducia degli italiani nel Servizio Sanitario Nazionale, ma pende la rinuncia ‘forzata’ alle prestazioni sanitarie non Covid nel periodo dell’emergenza. È questo il quadro che emerge dal convegno “Diagnosi e terapie: come riaprire le porte dell’accesso al Ssn”, organizzato da Egualia.

L’emergenza sanitaria, secondo quanto evidenzia il rapporto di Cittadinanzattiva su “Cittadini e cura delle cronicità” presentato al convegno, ha “messo sotto scacco il diritto alla salute.

Nella prima fase l’incapacità dell’Ssn di continuare a rispondere alla domanda di cura dei pazienti ‘non Covid’ è stata comprensibile ma già dalla seconda ondata è risultata ingiustificabile”. L’analisi muove dai dati raccolti da più fonti: un calo del 20,3% delle prestazioni ambulatoriali e specialistiche; 2 milioni in meno di prestazioni indifferibili (-7%); 1,3 milioni di ricoveri in meno (-17% ), con un 13% in meno di ricoveri in chirurgia oncologica e un 20% in meno di ricoveri in ambito cardiovascolare e cardiochirurgico. In particolare, poi, un focus è sulle patologie respiratorie, cardiovascolari, metaboliche e oncologiche che hanno visto, secondo dati Iqvia una riduzione del 13% delle nuove diagnosi, delle visite specialistiche del 31%, delle richieste di esami specialistici del 23% e di accesso a nuovi trattamenti del 10%.

“Ora è necessario cambiare passo – sottolinea il segretario generale di Cittadinanzattiva Annalisa Mandorino -.Dobbiamo scongiurare il rischio, a fine 2021, di veder allungarsi le liste di attesa per le prestazioni non Covid con un ulteriore restringimento del diritto alle cure per i cittadini. Le risorse a disposizione delle Regioni per recuperare i ritardi devono essere utilizzate al più presto e non dirottate per altri scopi”. Nove le proposte civiche per riaprire l’accesso all’Ssn: tra queste per le liste d’attesa prevedere un piano nazionale di recupero invitando le Regioni a rendere trasparenti le informazioni sui modelli organizzativi e i criteri operativi adottati, poi ripensare gli screening, potenziandone la capacità di erogazione dei programmi e per quanto riguarda il Pnrr, Piano nazionale di ripresa e resilienza, gestire le risorse avviando un processo “partecipativo e su più fasi”.

Infine, la telemedicina, promuovendo una governance nazionale delle iniziative, l’assistenza territoriale e domiciliare. “È necessario – ha spiegato Enrique Häusermann, presidente Egualia- recuperare la dimensione umana delle cure e per farlo occorre cogliere appieno l’opportunità del Pnrr rimuovendo in primo luogo le gravi disomogeneità regionali esistenti da decenni e ricordando per gli anni a venire tutti i cattivi frutti che la politica dei tagli lineari ha fatto emergere in occasione della pandemia”.