Coronavirus, #iononrestoacasa…perché non posso

Coronavirus, #iononrestoacasa…perché non posso

4 Aprile 2020 0 Di Antonio Magliulo

Al di là dei vip coinvolti in suadenti messaggi istituzionali di incoraggiamento alla prigionia domestica ed al di là dei soliti anarchici idioti, c’è una realtà fatta di precari che se restano a casa non mangiano.

 

Li vediamo mollemente adagiati su divani lussuosi. Occhieggiare, ammiccanti, perché poi tutto sommato stare a casa è bello, magari accompagnati dal piccolo “fastidio” della figlia che chiede un aiuto per i compiti o della moglie che ti sollecita una mano in cucina.

La realtà, però, per tanta gente è lontana anni luce da questi bozzetti edulcorati. A fianco dei soliti scostumati per i quali violare regole e leggi è ragione di vita, esiste, infatti, una massa di padri, madri e figli che fanno del lavoro nero la loro unica “ragione di vita”. Se non lavorano, non possono mettere il piatto in tavola. Si tratta di una realtà sommersa (sommersa?) che coinvolge migliaia di famiglie, segnatamente al Sud.

Il virus assassino ha sbattuto questa verità in faccia al patinato mondo borghese, abituato a convivere “quasi ignaro” con la gravissima problematica sociale di tantissimi lavoratori a nero che, per alimentarsi, alimentano la cosiddetta economia sommersa. Sommersa soprattutto per chi, in tutti questi anni, ha solo fatto finta di non sapere, di non vedere lo sfruttamento più spudorato dell’uomo sull’uomo.

Per tutte queste persone, i cosiddetti ultimi, se non giungono in fretta i promessi aiuti di Stato, non esiste alternativa, come testimoniato anche dagli appelli allarmati ed allarmanti dei primi cittadini di Napoli e di Palermo. Si staglia all’orizzonte l’ombra nera della delinquenza organizzata che, in certe realtà, potrebbe esercitare il ruolo supplente e coprire quegli spazzi lasciati vuoti dalle Istituzioni. Non sarebbe certo questa la prima volta ma, data la gravità del momento, stavolta ad uscirne destabilizzato e devastato potrebbe essere l’intero sistema democratico.

Siamo seduti su di una bomba sociale già innescata e, questione di tempo, pronta ad esplodere senza un adeguato e tempestivo intervento degli “artificieri”.

Al punto in cui son giunte le cose, con la inevitabile crisi economica che si accompagna alla pandemia, continuare con gli spottini dell’iorestoacasa, suona quasi come uno sberleffo. E non solo per chi è obbligato ad uscire per sopravvivere.