Coronavirus, i malati “dimenticati” a casa

Coronavirus, i malati “dimenticati” a casa

16 Novembre 2020 0 Di Mariagrazia Manna

Emergenza Covid, il grido di Caserta e provincia: “Siamo ammalati nel nostro domicilio ma nessuno ci contatta”. Il grande supporto dei medici di base.

 

La situazione sanitaria in Campania ha superato il punto critico, la cronaca costantemente ci segnala l’enorme lavoro dell’apparato sanitario, aziende ospedaliere, Asl, distretti territoriali. L’emergenza purtroppo ha scoperchiato una pentola che ha ribollito per troppo tempo senza mai trovare soluzioni a gravi problemi ormai atavici del nostro sistema sanitario: assoluta carenza del personale, strutture non adeguate all’accoglienza in emergenza, talvolta mancata attivazione dei percorsi covid.

C’è timore anche tra gli stessi operatori sanitari sotto pressione da troppo tempo, che da più parte lanciano grida d’allarme relativamente alle insufficienti misure di sicurezza che li costringono spesso ad inventarsi soluzioni ad personam. Pronto soccorso e terapie intensive, tra ottobre e novembre, sono entrati in affanno e il numero dei contagi è talmente cresciuto che sono saltati i sistemi di controllo.

In Campania sono 111.187mila i positivi totali da quando è scoppiata l’epidemia, con 1.029 decessi. I dati della rilevazione relativa ai comuni della Provincia di Caserta effettuata dall’Asl sono sempre preoccupanti a causa dall’alta percentuale di tamponi positivi, circa il 27%, rispetto a quelli elaborati.

Ma la cosa più grave sono le continue e crescenti segnalazioni da parte di coloro che sono a casa. Ammalati sostenuti quasi esclusivamente dai medici di famiglia. Dopo la prima segnalazione al centro anticovid dell’Asl da parte del medico entro qualche giorno gli operatori dovrebbero arrivare a casa del contagiato e “tamponarlo”. Di solito questa cosa avviene nell’arco di una settimana per i più fortunati ma non sempre è così.

Le testimonianze sono discordanti. In pratica ci sono due opzioni: se la segnalazione avviene per un asintomatico che è stato “contatto diretto” con un positivo accertato, difficilmente il controllo avverrà in tempi brevi. Abbiamo provato personalmente a chiamare il centro covid al numero 0823445040, la persona che risponde è molto gentile, sembra allineata col problema, recepisce le informazioni, fa ulteriori domande di controllo in particolare sui sintomi in atto, si scusa per i ritardi dovuti alla contingente situazione e assicura un controllo in tempi brevi: sono trascorsi 11 giorni.

Ora la testimonianza invece da casa di persona positiva e sintomatica: “Stiamo malissimo io e mio marito – ci racconta Maria – ho ricevuto non so per quale fortuna il controllo del tampone nel giro di due giorni, febbre, tosse, grandissima debolezza, il medico di base molto presente. Sono stata anche contattata dall’Asl, una prima telefonata molto rassicurante. Dopo di ché il nulla.

Mio marito non ha ancora ricevuto il tampone, ma sta male, la tosse lo sta dilaniando e in casa con noi ci sono i nostri figli, 16 e 19 anni. Mio figlio comincia a stare male anche lui. Nonostante non riesca a riprendermi non posso fermarmi, sto chiamando chiunque ma nessuno viene in nostro soccorso. Chiamare i carabinieri a questo punto servirà? Ho paura, ho davvero paura che possa succedere qualcosa, che la terapia che stiamo facendo non vada a buon fine e che si possano sviluppare polmoniti in tutti e 4 noi di casa e solo io risulto positiva perché nonostante con me ci siano 3 conviventi nessuno di loro ha ricevuto il controllo al tampone. Non so più che fare, aiutateci”.

Raccogliamo la testimonianza basiti. Non sappiamo come aiutare queste persone. Sui social si moltiplicano le grida d’allarme, sono il popolo dei ricoverati in casa, perché è giusto non intasare ospedali e pronto soccorso, ma hanno bisogno di assistenze e soprattutto di certezza della positività con certificati medici che lo attestino, perché a questo punto entra in gioco anche l’economia familiare, molto datori di lavoro pretendono un’attestazione ufficiale dell’Asl altrimenti, e con giusta ragione, non scattano le procedure di sostegno.

Questa non è più semplice emergenza, si rasentano tragedie, a volte purtroppo si concretizzano pure, ne abbiamo lette di storie che ci hanno inorriditi e sgomenti.