Coronavirus 19: allarme, panico o buon senso?

Coronavirus 19: allarme, panico o buon senso?

4 Marzo 2020 0 Di Enzo Rosario Magaldi*

I numeri sono sempre inequivocabili e rappresentano un criterio primario di giudizio obiettivo per determinare la gravità della situazione.

 

Enzo Magaldi

Che cos’è il covid-19? La malattia provocata dal SARS-CoV-2 ha un nome: “COVID-19” (dove “CO” sta per corona, “VI” per virus, “D” per disease e “19” indica l’anno in cui si è manifestata); lo ha annunciato il Direttore generale dell’Oms l’11 Febbraio 2020 durante il briefing con la stampa durante il Forum straordinario dedicato al virus. “Come altre malattie respiratorie, l’infezione da SARS-CoV-2 può causare sintomi lievi come raffreddore, mal di gola, tosse e febbre, oppure sintomi più severi quali polmonite e difficoltà respiratorie. Raramente può essere fatale.

Le persone più suscettibili alle forme gravi sono gli anziani e quelle con malattie pre-esistenti, quali diabete e malattie cardiache. Tuttavia, possono essere infettate dal virus persone di tutte le età.”

Ancora per qualche settimana saremo costretti ad aggiornare il triste numero delle vittime italiane del Coronavirus. Un agente patogeno che segue la Sars (Sindrome aviaria respiratoria) del 2003 e la Mers (Sindrome respiratoria mediorientale) del 2012 e che sta mettendo a dura prova il nostro sistema sanitario.

Di fronte a un evento di tale portata, la comunità scientifica di prassi si divide sui giudizi e sui provvedimenti da adottare. Sta alla politica decidere quali strategie prendere per garantire gli interessi dei cittadini, che devono coincidere con la tutela della salute pubblica tenendo conto delle ricadute sociali ed economiche.

Nel frattempo non è stato possibile arginare la diffusione del panico generalizzato. Quali le cause? Senza dubbio le notizie frammentarie e spesso antitetiche provenienti dalle istituzioni centrali e locali preposte alle attività di coordinamento, ma anche i mass media, colpevoli, anche in questo caso, di cedere all’enfasi dell’annuncio per bruciare la concorrenza a discapito della verifica delle notizie. In vicende come questa, i mezzi di informazione dovrebbero invece dimostrarsi più maturi e consapevoli su quello che scrivono e interrogarsi a priori sugli effetti che potrebbero avere sull’opinione pubblica.

Senza dubbio ciò che ancora manca è l’equilibrio di giudizio. Notizie inesatte o non correttamente condivise danneggiano il sistema-paese il cui bene primario è la salute pubblica.

Autorevoli esperti e scienziati del settore (infettivologi, virologi, microbiologi ed epidemiologi) sottolineano continuamente che il Coronavirus compromette quasi esclusivamente pazienti anziani affetti da patologie gravi quali cardiopatici, oncologici ed immuno-compromessi. Basti considerare che il virus di stagione, nella più assoluta indifferenza, ha mietuto 247 vittime a tutto il 22 febbraio 2020, mentre il Coronavirus ne ha colpite “in realtà” 11 al 25 febbraio 2020. Insomma, i numeri sono sempre inequivocabili e rappresentano un criterio primario di giudizio obiettivo per determinare la gravità della situazione. Ciò non significa minimizzare il fenomeno né sottovalutare la patologia, significa molto più semplicemente oggettivare lo stato della cose. Scatenare panico e psicosi diffuse significa quindi determinare conseguenze preoccupanti rischiando di dare un’ulteriore spallata alla nostra già precaria economia.

In questo contesto, bisogna tenere conto anche della difficoltà di gestione da parte degli ospedali che stanno profondendo ogni sforzo per arginare l’epidemia rischiando di trascurare le altre emergenze, forse più preoccupanti.

Un esempio. Se per caso si praticasse una ricerca massiva sul meningococco si scoprirebbe che il 10 per cento del campione è portatore sano, ma ciò non significherebbe essere in epidemia da meningococco o che questi pazienti abbiano la meningite.

Si sta determinando un clima ansiogeno che spinge piu verso il “Panico” che verso la “Paura “..Mentre quest’ultima comunque avendo definito i confini  del pericolo diventa una forma di difesa ed è razionale, l’ansia di non conoscere  e non riuscire a definire i confini del pericolo  ci dà un senso di angoscia ,che di fatto ci fa cadere in un comportamento irrazionale. Per lo scenario che si è delineato è auspicabile, anzi necessario, che tutti gli attori principali coinvolti, la Comunità Scientifica, le Istituzioni e Il mondo della comunicazione collaborino congiuntamente in sintonia al fine di garantire un’informazione corretta ed equilibrata che impedisca di cadere nell’irrazionale.

Ancora una riflessione va fatta sulla differenza di capillarità nella ricerca dell’agente patogeno eseguita in Italia rispetto a tanti altri paesi Europei e non (USA e UK) che hanno inciso nella scoperta del numero dei casi.. A tale proposito praticare i tamponi a tappetto, ad esempio, ci ha portato ad essere il Paese con più “casi” manifesti rispetto a Paesi con tradizioni più multiculturali e multietniche del Nostro. Il nuovo Decreto varato del Governo risulta pertanto essere in linea verso la correzione dei requisiti, molto più definiti, sulla scelta dei criteri per eseguire il tampone. Bisogna dunque che anche la politica sanitaria faccia le sue scelte e indirizzi il Paese assumendosi responsabilità precise, soprattutto perché nella Sanità di emergenza è indispensabile un’unica regia, non si possono prendere iniziative sconnesse tra di loro o a macchia di leopardo. (Un Sistema sanitario, il nostro, che alla luce dei fatti, forse, sarebbe meglio ritornasse ad essere Nazionale).

In una parola, in situazione eccezionali come questa, sarebbe doveroso recuperare il senso unitario della Stato.

* Medico, specialista in otorinolaringoiatria

Riprendiamo da “Mondoperaio” e riproponiamo la riflessione di Magaldi