Come cambia la normativa sanitaria ai tempi del Coronavirus

Come cambia la normativa sanitaria ai tempi del Coronavirus

1 Maggio 2020 0 Di Avv. Corrado Riggio

Più Stato meno Regioni. La pandemia procurata dal Covid-19 ha mutato in maniera non superficiale la gestione della materia sanitari che è stata “centralizzata”.

 

In un quadro normativo generale così confuso, nell’attuale periodo emergenziale che sta vivendo il nostro Paese, la legislazione speciale d’emergenza ha riproposto un evidente equivoco a livello gerarchico tra le fonti primarie, regolamentate in modo rigido e quelle secondarie o di livello inferiore che non trovano i medesimi limiti vigenti per gli atti dell’esecutivo aventi forza di legge. In tal modo si è arrivati ai nostri giorni a limitare in modo pesante alcuni diritti fondamentali della persona, individuandoli come meri comportamenti soggetti a provvedimenti amministrativi.

Il decreto legge 23 febbraio 2020 numero 6, recante misure urgenti in materia di contenimento e gestione dell’emergenza epidemiologica da Covid-19, ha introdotto nell’ordinamento un generale principio di autonomia dell’esecutivo nell’individuazione delle misure sanitarie e di contenimento del contagio, che si è concretizzato in successivi provvedimenti affidati all’adozione di decreti del presidente del Consiglio dei ministri con cui risultano essere stati individuati divieti e poteri amministrativi sanzionatori nuovi e sconosciuti all’ordinamento giuridico, idonei ad incidere direttamente sui diritti essenziali delle persone.

In definitiva, il Governo ha rimesso allo strumento del decreto presidenziale un potere generale di adozione delle misure restrittive, del tutto generico ed indeterminato che ha suscitato numerose critiche nella dottrina ed in parte dell’opinione pubblica per la vera e propria delega in bianco che si era attribuito. Praticamente, il tutto con limitati controlli di legittimità preventiva oltre a rimanere sganciato dalle dovute verifiche costituzionali in fase di promulgazione da parte del presidente della Repubblica.

Si tratta, in concreto, di una fonte di diritto mai vista in precedenza nel nostro ordinamento, difficilmente qualificabile come atto amministrativo ed altrettanto difficilmente sottoponibile ad un controllo di tipo giurisdizionale. Il risultato di tale forma di degradazione, mascherata delle fonti sui diritti fondamentali delle persone, è da considerarsi come una percezione distorta nonché pericolosa del precetto normativo, che ha, di fatto, dequalificato la legge, demandando l’applicazione concreta di provvedimenti delicatissimi per la salute e per la stabilità economico sociale del nostro Paese a disposizioni indicate, in modo totalmente distorto, come tecniche. Si tratta, infatti, di provvedimenti tipicamente ed essenzialmente politici, emanati nelle forma del decreto del presidente del Consiglio dei ministri, con l’evidente intento di farli percepire ai destinatari come oggettivi, razionali e non altrimenti evitabili.

Fermi i dati di natura scientifica che riguardano le forme di contrasto della pandemia e la necessità di distanziamento, non si può negare che costituisca una scelta di natura politica, tipica espressione del potere di indirizzo politico del Governo, la decisione di come procedere in concreto all’attuazione di tali misure.

Sostenere, quindi, che le scelte dell’Esecutivo sulle misure sanitarie da adottare, sulla limitazione della libertà personale o sulle questioni di carattere socio economico abbiano natura tecnica, costituisce un’evidente incongruenza logica poiché, indipendentemente dai pareri non univoci degli esperti di cui l’Esecutivo si avvale, non si può ritenere che la scelta di limitare la libertà personale o di impedire la libera iniziativa economica, risponda a ragioni scientifiche. In conclusione, in uno scenario, come quello appena descritto, in cui l’Esecutivo è intervenuto a disciplinare la vita privata delle persone negli aspetti più intimi e dove il non detto delle norme assume più valore dell’esplicitato, ci potremmo ritrovare in una Società profondamente negativa, totalitaria oltre che tecnocratica.