Biagio De Domenico: “È fantastica la responsabilità di essere un punto di riferimento per i ragazzi”

Biagio De Domenico: “È fantastica la responsabilità di essere un punto di riferimento per i ragazzi”

6 Ottobre 2021 0 Di Pasquale Maria Sansone

Oggi nel nostro viaggio tra gli sportivi agonisti ci siamo imbattuti in un allenatore che ha un suo originale approccio scientifico: Biagio De Domenico.

Ha scritto vari articoli per la rivista “Il Nuovo Calcio”. La sua filosofia calcistica è basata su di un personale modello di gioco, insieme di informazioni e comportamenti (principi) che il calciatore dovrà in considerazione durante la sua azione. Il modello di gioco non può essere definito “standard”. Nella formazione di un modello di gioco tiene in considerazione la sua filosofia calcistica e le precipue caratteristiche dei giocatori, prendendo in analisi la squadra e la sua identità, la competizione e gli obiettivi, i fattori socioculturali.

Lavora per principi di gioco perché, essendo il calcio uno sport di situazione, il calciatore è protagonista in campo e deve essere capace di riconoscere la situazione. Il calcio è caos, è impossibile ridurre con una definizione numerica le molteplici varianti che possiedono gli sviluppi di gioco. Il suo sistema prevede lo sviluppo di gioco per principi e non per schemi. Il calcio è vivo e imprevedibile, caratterizzato da una continua lettura da parte del giocatore della situazione che via via si presenta. Il calciatore deve essere capace di riconoscere la situazione che sta vivendo all’interno del sistema di relazione del gioco. La sua azione di gioco dipende dallo spazio, dalla pressione avversaria e dal compagno.

Proprio per questa sua idea, ha approfondito metodologie di allenamento spagnole e portoghesi (Villareal e Sporting Lisbona), arrivando a formulare una metodologia induttiva. Durante viaggi d’istruzione e grazie ai suoi studi ha avuto la possibilità di confrontarsi con allenatori di altissimo livello (Pochettino, Valverde, Lillo, Oscar Cano, ecc…). La metodologia di allenamento specifica del calcio deve tenere in considerazione gli elementi strutturali del gioco (spazio di interazione e simultaneo, orientamento, equilibrio, duello individuale e collettivo, possesso illimitato). Lavoro sulla ricerca ossessiva in allenamento di situazioni di gioco il più vicino possibile alla gara, in modo da indurre il giocatore a percepire la situazione che si crea, ad analizzare ciò che avviene in campo e ad effettuare una scelta che possa essere di beneficio a lui e alla squadra. La situazione del calcio è complessa. Per questo in allenamento utilizza proposte complesse in modo da adattare il calciatore a ciò che succede in gara. L’apprendimento è favorito dal risolvere situazioni complesse. Struttura situazioni di gioco che inducano il calciatore a trovare soluzioni ai problemi che ritrova in gara. Il calciatore ha bisogno di avere una buona capacità decisionale, capacità che si può migliorare sulla base del suo vissuto. Il ricreare situazioni di gioco molto simili al contesto gara, permettono al giocatore di poter percepire, riconoscere ed effettuare la scelta migliore. Solo ricreando situazioni di gara è possibile porre il giocatore difronte ai suoi bisogni situazionali. Per una buona capacità decisionale è necessario aver sviluppato una grande varietà di esperienze.

Il suo compito non è dargli la soluzione, ma dargli il problema, sarà lui a risolverlo. Così facendo si avrà un “giocatore esecutore” e non pensante, per anni la scuola di Coverciano  ha formato intere generazioni di allenatori a vedere il calciatore come “pensante”. Dal confronto avuto con Pochettino, è emerso questo dubbio: perché il calciatore deve essere inteso come “essere pensante”? Il calciatore, secondo De Domenico, è “esecutore”, esegue in campo ed il suo eseguire implica il suo essere anche pensante. Il suo obiettivo è il miglioramento individuale all’interno del contesto collettivo.

La sua filosofa calcistica si basa sulla volontà di comandare il gioco nelle due fasi di gioco. Il possesso del pallone non ha l’obiettivo di muovere la palla, ma di muovere l’avversario in modo che esso liberi degli spazi attaccabili dal terzo o dal quarto uomo. Nella trasmissione della palla, il giocatore in realtà sta “trasferendo una nuova situazione di gioco al compagno” e il compagno dovrà essere abile a dare seguito alla fluidità del gioco. Il possesso palla inteso come gioco posizionale, ci dà un vantaggio numerico o un vantaggio spaziale. Il gioco posizionale, per essere messo in pratica nella sua massima espressione, deve tenere in considerazione l’occupazione posizionale del campo sia in senso orizzontale, sia in senso verticale. Nella fase di non possesso, la sua idea è sempre la stessa.

Stagione 2012/2013, Vigor Lamezia (Lega Pro)

Collaboratore Tecnico

Stagione 2013/2014, Vigor Lamezia (Lega Pro)

Collaboratore Tecnico

Stagione 2014/2015, N. Gioiese (Serie D)

Collaboratore Tecnico

Stagione 2015/2016, Castrovillari (Eccellenza)

Allenatore In Seconda (Vittoria Play Off Nazionali)

Stagione 2016/2017, Castrovillari (Serie D)

Allenatore In Seconda

Stagione 2017/2018, Reggina (Lega Pro)

Collaboratore Tecnico

Stagione 2018/2019, Città di Messina (Serie D)

Allenatore In Seconda

Stagione 2019/2020 Latina (Serie D) Allenatore In

Seconda

Stagione 2020/2021 Viterbese (Lega Pro)

Collaboratore Tecnico.

Come ha vissuto e vive la paura della pandemia, del contagio ed il notevole disagio legato alle indispensabili severe misure restrittive?

Ho vissuto l’inizio di questa pandemia con la inevitabile paura che ha investito  tutti. La paura è un elemento che fa “alzare” il livello di attenzione che , se gestito bene, può essere una risorsa, sia in questo contesto pandemico, sia in qualsiasi altro contesto quotidiano. La mia paura iniziale era dovuta alla scarsa conoscenza del virus e, si sa, l’uomo è sempre spaventato da ciò che non conosce a fondo.
Quanti danni hanno causato al Calcio le chiusure indiscriminate e la confusa gestione politica?

 Le chiusure hanno arrecato danni ad ogni settore produttivo. Credo che nei momenti difficili emergano tutte le criticità di un sistema. Il sistema politico ha davvero navigato nel buio a causa di un qualcosa di sconosciuto e non prevedibile, ma anche per scarse competenze. Le chiusure e le limitazioni applicate al Calcio sono in netto contrasto con altri provvedimenti che riguardano le altri settori socio-economici. Di certo il Calcio è stato colpito maggiormente per la serie C ed il dilettantismo, dove la maggior parte delle società si autogestisce grazie alle  sponsorizzazioni e gli incassi dei botteghini.
Quanto valore attribuisce al binomio Sport-Salute?

Sport e salute è, secondo me, un connubio imprescindibile nella vita di ogni persona. Attribuendo allo sport un valore importante per il benessere psico-fisico non bisogna, però, tralasciare l’importanza di scegliere un’attività fisica che possa davvero giovare alla nostra salute e che non risulti dannosa a chi presenta delle patologie che necessitano di uno sforzo moderato.
Cosa le ha dato il Calcio in termini di crescita personale, sociale e professionale?

 Al Calcio devo tutto. Da bambino sognavo di allenare. Al contrario dei miei coetanei che sognavano di diventare Francesco Totti, io guardavo con ammirazione Carlo Ancelotti e Peppe Guardiola. Come dicevo prima, al Calcio devo tutto perché ha cambiato la mia vita. È diventato fin da subito un lavoro e in questo mi sento fortunato. Se al Calcio devo tutto, di conseguenza al Calcio sono debitore. Il mio modo di estinguere il mio debito è quello di studiare per apportare dei perfezionamenti a questo sport, con la speranza di diventare io quell’allenatore a cui guarderanno con ammirazione i futuri bambini. Dal punto vista professionale il Calcio mi ha tirato fuori la determinazione e la voglia di migliorarmi continuamente, mentre dal punto vista sociale vivo continuamente il contatto e il confronto con tante persone. Inoltre è fantastico sentire la responsabilità di essere un punto di riferimento e di esempio per i ragazzi che alleno.