Albergo Pio? …non tanto

Albergo Pio? …non tanto

18 Aprile 2020 0 Di Antonio Magliulo

Decine di vittime sacrificali – gli anziani ospiti della Baggina – perché bisognava liberare gli ospedali. La prima accusa di epidemia colposa per i vertici “inerti”.

 

Corsi e ricorsi. Intreccia i destini del Paese il Pio albergo Trivulzio, nato nel 1771 per volontà del Principe Antonio Tolomeo Trivulzio per dare ospitalità ad anziani, poveri e persone fragili, abbandonati dalle famiglie.

Nel 1992, fu da quella struttura che partì tangentopoli e l’inchiesta mani pulite. L’imprenditore Luca Magni, titolare di una ditta di pulizie, si presentò nell’ufficio di Mario Chiesa, presidente del Pio Albergo, per consegnargli 14 milioni, il “pizzo” per una commessa di 140 milioni: il 10%. La storia è nota, finì con l’azzeramento a livello nazionale di un’intera classe politica e pose fine alla, cosiddetta, prima Repubblica.

Altro giro altra corsa. Anno di grazia 2020. Questa volta, a scuotere il Paese, già messo a dura prova dalla pandemia, ci pensano le centinaia di decessi di persone anziane ospitate nelle residenze sanitarie assistite lombarde. Anche in questa occasione il Pio albergo recita una parte da protagonista. “Non si può sottacere una certa inerzia sia dei vertici dell’Agenzia di tutela della salute sia del Pio Albergo Trivulzio che, pur consapevoli della fragilità dei pazienti e della necessità di proteggere loro e gli operatori sanitari, si sono attivati con considerevole ritardo”. Così nella relazione degli ispettori del Ministero della salute inviati sul posto per verificare. A completare il quadro, l’indagine della Procura milanese che rappresenta l’avvio di in un atto d’accusa sulla intera malagestione della crisi coronavirus da parte della Regione Lombardia, responsabile di non avere “applicato in maniera tempestiva le misure”. Al momento è iscritto nel registro degli indagati Giuseppe Calicchio, direttore generale del Trivulzio, con le ipotesi di reato di epidemia colposa e omicidio colposo. Colposo?

E la sanità più avanzata d’Italia? E la politica lombarda? La prima si è squagliata sotto il cumulo di morti che richiama le epidemie che si sviluppano nei paesi sottosviluppati. La seconda continua ad annaspare, in un patetico tentativo di resistenza passiva, ricorrendo al vecchio gioco dello scarica barile. Inaudito. Dal vocabolario della nuova (nuova?) classe politica è scomparso l’istituto, dignitoso e riabilitante, delle dimissioni.