9 mesi di scuola per diventare madri

9 mesi di scuola per diventare madri

24 Agosto 2020 0 Di Teresina Moschese*

Teresina Moschese

Prepararsi a diventare madre ha inizio con i nove mesi della gravidanza durante i quali avviene gran parte del lavoro mentale che prepara una donna alla futura maternità.

Secondo Stern, studioso della relazione madre-bambino, infatti, il diventare madre non ha luogo in un momento specifico, ma emerge gradualmente dal lavoro che ogni donna fa sul proprio assetto mentale nei mesi precedenti alla nascita. L’assetto mentale è un’organizzazione psichica di base che noi tutti abbiamo, capace di spiegare il nostro comportamento ed è valido per tutta la vita. Grazie ad esso possiamo determinare la nostra scala di valori, ciò a cui siamo più sensibili, ciò che suscita in noi piacere ed eccitazione, paura o noia; influisce sulle nostre scelte e sulla nostra tendenza ad agire in un modo piuttosto che in un altro, organizzando così la nostra vita mentale e rendendoci coerenti con noi stessi. In tal senso, la maternità è considerata come una leggera variazione rispetto al proprio assetto mentale preesistente, poiché ogni donna che entra nel mondo della maternità sviluppa un assetto mentale diverso da quello che aveva in precedenza ed entra in un campo di esperienza sconosciuto alle non-madri. Non contano le sue esperienze emotive passate, quando diventa madre ogni donna agirà il suo nuovo assetto mentale, quello materno.

Dunque, una madre nasce attraverso tre gravidanze che procedono contemporaneamente: il feto fisico che cresce nel ventre, l’assetto psichico che orienta verso la maternità e il bambino immaginario che prende forma nella sua mente.

Mentre, infatti, il corpo provvede alla gestazione del feto, la mente è attivamente impegnata ad elaborare la sua nuova identità genitoriale. In questa fase la gestante è sicuramente alle prese con desideri, paure, fantasie che nella nostra cultura ruotano intorno ad alcune domande su come sarà il bambino, su come sarà lei stessa come madre e su che tipo di padre sarà il compagno; su in che modo cambieranno la percezione che ella ha di se stessa e la vita che ha condotto fino ad allora; su come cambierà la vita di coppia, il lavoro; su come cambieranno i rapporti con la sua famiglia di origine, con gli amici; su come andrà il parto e se il bambino nascerà sano.

L’esplorazione di queste aree è una preparazione di vitale importanza per diventare madre. Per alcune donne è un processo graduale, per altre sono momenti drammatici che conducono a nuove valutazioni e nuove definizioni. Spesso, l’elaborazione avviene a livello inconsapevole, attraverso i sogni ad occhi aperti e quelli notturni, gli incubi e le sensazioni indefinite. Durante la gravidanza la mente si trasforma in un vero e proprio laboratorio dove le future mamme prima e dopo la nascita del bambino cercheranno di indovinare come sarà. Queste ipotesi non solo sono condizionate dalle speranze, dai timori, dalla storia personale ma, a loro volta, daranno indicazioni sulla scala di priorità e sui valori in cui credono. Le fantasie su come sarà il bambino una volta cresciuto rivelano, infatti, quali sono le cose che più stanno loro a cuore. Ogni mamma costruisce mentalmente il bambino dei suoi sogni, delle sue speranze ma anche delle sue paure e con l’immaginazione si spinge fino a prefigurarsi come sarà a un anno, quando andrà a scuola, quando sarà adulto. Spesso le mamme creano per il nascituro un vero e proprio identikit fatto di tratti differenti, contraddittori e persino divertente mettendo insieme le caratteristiche che più contano per lei. A volte anche la scelta del nome può rivelare i suoi valori, come ad esempio attaccamento alla famiglia e alle proprie radici etniche o, al contrario, il desiderio di staccarsene. Questo processo immaginativo avviene costantemente in tutte le madri. Non sono fantasticherie senza costrutto ma, una strada utile e creativa, per prepararsi ad affrontare la situazione che si verrà a creare subito dopo la nascita del bambino.

Il processo immaginativo ha inizio per alcune donne dopo il terzo mese, quando i medici danno conferma del normale procedere della gravidanza. In questa fase infatti, alcune donne cominciano a giocare con le proprie fantasie sulle caratteristiche fisiche, i tratti di personalità che il bambino potrebbe avere, altre donne, invece, meno numerose, hanno bisogno di più tempo per assimilare il fatto di essere incinte e neppure alla fine del primo trimestre sono pronte a lasciar andare l’immaginazione, arrivando, talvolta, a non rivelare a nessuno la gravidanza in corso.

Durante il quarto mese fino al settimo, l’esperienza del feto reale dà un grande impulso alle fantasie sul bambino immaginario anche grazie all’immagine visiva del feto reale, della curva della colonna vertebrale, il suono del cuore che batte, il bambino che si muove.

Tra l’ottavo e il nono mese di gravidanza accade che l’immagine ideale del proprio bambino, invece, di configurarsi in modo più preciso e dettagliato subisce un cambiamento inverso, Recenti studi indicano che a questo stadio la madre comincia a disfare questa immagine così particolarmente elaborata e lascia che svanisca, smantellando il bambino immaginario, quasi a prepararsi ad incontrare il bambino reale.

Al momento della nascita, infatti, bambino reale e quello immaginario si incontreranno per la prima volta e la madre non potrà permettersi che tra i due esista una differenza troppo marcata, deve proteggere il bambino reale e sè stessa da eventuale eccessiva discrepanza tra le aspettative che ha creato la propria mente rispetto al sesso, alle dimensioni, al colorito della pelle, al temperamento e il neonato vero, reale. In un certo senso deve sgombrare il campo da qualsiasi interferenza del passato in modo da poter cominciare ad incuriosirsi e a conoscere il bambino reale. Se la futura mamma non inizia ad abbandonare gradualmente l’immagine del bambino ideale che ha nella mente non riuscirà ad essere disponibile a conoscere il bambino reale come essere unico ed irripetibile, così come è, con il rischio di rimanere delusa e frustrata di fronte alle discrepanze tra gli aspetti che lei aveva idealizzato e le sue peculiari caratteristiche reali. Questo è uno dei motivi per il quale una donna che abbia partorito prematuramente al settimo o all’ottavo mese di gestazione, non avendo avuto il tempo necessario per smontare il bambino immaginario, ora soffre doppiamente e con lei il bambino reale, sia perché quest’ultimo non ha raggiunto lo stadio di sviluppo normalmente previsto, sia perché la madre, paragonandolo al bambino che ha nella mente, non riesce ad accettarlo. In questi casi il lavoro immaginativo preparatorio ad entrare nel mondo della maternità è stato bruscamente interrotto, non avendo avuto il tempo di disinvestire psicologicamente sul bambino idealizzato per prepararsi ad incontrare con curiosità e disponibilità emotiva il bambino reale.

*Psicologa-Psicoterapeuta familiare